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LA DISOMOGENEITA’ TUTELA IL “TALENTO”

Riflessioni sui giovani. PENSARE FUORI DAGLI SCHEMI

Dati alla mano, sempre più spesso i giocatori di talento vengono fuori da realtà dilettantistiche, soprattutto in certi ruoli come attaccanti o difensori.  Come mai?

Prendiamo un ragazzino di 8 anni, talentuoso, che spicca rispetto agli altri ragazzi.
Viene subito messo a giocare con i ragazzi più grandi. Dribbla, segna, tocca tanti palloni perché i compagni tendono a passarla sempre a lui e Roberto (lo chiameremo così), si diverte. Sa che è più avanti degli altri per cui tenderà a provare dribbling in continuazione, tiri da posizioni difficili, assist o altro. Nessun istruttore né tantomeno i suoi compagni lo sgrideranno perché prova a fare queste giocate. Roberto si sente  libero di muoversi in ogni parte del campo per fare il meglio per la sua squadra e cosi facendo cresce e migliora.
Viene visto da una squadra professionistica locale e Roberto va a giocare con ragazzi “bravi” come lui. Non sarà più il beniamino di quella squadra, per cui non sarà più libero di provare tutte quelle giocate che faceva prima, ma viene inserito in un contesto di squadra in cui è costretto spesso a giocare a 2 tocchi per non perdere la palla o a passarla al compagno messo meglio. Magari viene pure vincolato in un ruolo, mentre prima si muoveva libero per il campo.
La sua squadra dovrà competere con squadre forti come la sua, toccherà molti meno palloni e tutte le giocate che faceva prima non le rischia più, perché magari non gli riescono, e poi compagni e allenatore lo sgridano. Cambiano anche gli allenamenti, perché la squadra diventa il centro dell’allenamento e non più il singolo. La squadra gioca sicuramente bene e Roberto entra in un sistema molto inquadrato. Tanti possessi palla, tanti quadrati in cui la palla corre ma il bambino no, pochi tiri, pochi cross, pochi dribbling.

Fatta questa premessa mi viene da chiedere, l’omogeneità a livello di bambini di 6/12 anni, siamo sicuri che faccia bene al bambino? Siamo sicuri che mettere i bambini dentro un sistema cosi standardizzato esalti il talento?  Le scuole calcio professionistiche sono una realtà nate negli ultimi anni. Negli anni ’90 non esistevano ma i ragazzi veniva presi soltanto a 14 anni. Adesso abbiamo anticipato tutto e pensiamo che prima entrano in questi contesti e prima migliorano. Ma quanti bambini partono dalla scuola calcio e concludono il percorso fino alla Primavera (non parlo di prima squadra sarebbe già troppo)? Eppure, nonostante tutto, ci sono genitori che tutti i giorni fanno chilometri per accompagnare i propri figli in scuole calcio professionistiche, facendogli perdere ore di studio, facendogli saltare il pranzo a volte, ma soprattutto quella spensieratezza di gioco che deve contraddistinguere qualsiasi bambino.

Questo è il primo argomento da tenere in considerazione, il secondo argomento riguarda poi la metodologia, allenarsi troppo presto in 7vs7 è sicuramente diverso da allenarsi 3 vs 3 o addirittura 2vs2 (come fanno in Inghilterra da 6 a 10 anni) ma questo è un altro argomento di cui parleremo più avanti.

Giorgio Buttò

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