La situazione in Umbria relativa ai campionati agonistici è la seguente: ogni categoria ( UNDER 19, UNDER 17, UNDER 15) ha tre (o due nel caso del campionato U19) livelli: A1 che è il livello più alto, A2 intermedio e Provinciale che è il livello più basso. In ogni campionato ogni anno ci sono delle promozioni e delle retrocessioni che ti permettono di salire o scendere di livello, come i campionati dei grandi.
Domanda: è giusto che nei campionati giovanili ci siano promozioni e retrocessioni? Quanto è formativo?
In un mondo sportivo sempre più competitivo, avere per le società un campionato piuttosto che un altro è motivo di orgoglio e soprattutto di prestigio. Questo fa si molte volte che società che possiedono una categoria A2 o provinciale, si vedono partire molti ragazzi perchè vogliono andare a disputare il campionato di livello più alto.
Ecco che diventa fondamentale possedere la categoria più alta per una società , perchè spesso vuol dire non perdere i ragazzi.
E quest’importanza di mantenere o meno una categoria ripesa molto spesso sui tecnici che per “salvarsi” o “vincere il campionato” sono costretti a essere poco “formativi”.
Poco formativi può voler dire molte cose: da non far giocare tutti ( o meglio a far giocare solo pochi perchè altrimenti perdiamo), a vincere a discapito della crescita dei ragazzi ( buttiamo la palla avanti per non rischiare niente e non prendere gol per esempio), con tutte le conseguenze negative che ne derivano.
L’agonismo e la competizione a livello giovanile è diventata esagerata.
Basta assistere a una partita di calcio giovanile per vedere allenatori che litigano tra di loro, che urlano contro i propri ragazzi, o genitori e dirigenti in tribuna che se la prendono con gli arbitri ( ritenuti spesso non all’altezza, dimenticandosi troppo spesso che sono ragazzini di 16 anni).
E chi ci rimette sono sempre i ragazzi che giocano spesso in climi non idonei per la loro formazione perchè l’obiettivo è sempre quello di vincere.
I sostenitori di questa formula con le categorie  sostengono che così facendo si riesce ad avere un livello più alto soprattutto più omogeneo dei campionati e che le situazioni di esasperazione sono frutto di poca cultura sportiva piuttosto che di promozioni e retrocessioni.
Dall’altra parte c’è chi sostiene che si dovrebbero usare altre formule, come per esempio un campionato invernale dove si parte tutti dallo stesso livello per poi nella seconda parte di campionato dividere in 2 livelli a seconda della posizione; cosi facendo non si danneggiano annate magari con giocatori forti che altrimenti non potrebbero mai disputare un campionato A1.
Ma siamo sicuri che così facendo si riuscirebbe ad abbassare quel clima di esasperazione che si respira sui campi di calcio giovanile e soprattutto riusciremmo a concentrarci sul bene dei ragazzi? O tutto ciò è solo frutto di poca cultura sportiva.
Nessuno dice che non sia importante vincere. I ragazzi sono i primi che vogliono vincere. Ma bisogna insegnargli a farlo sempre dentro determinati paletti, che sono il gioco, il rispetto, lo spirito di squadra, la collaborazione il saper vincere l’imparare a perdere e tanti altri ancora.
Fino a che non riusciremo a fare questo salto di qualità , possiamo fare qualsiasi tipo di campionato ma continueremo sempre ad assistere a scene poco edificanti nei campi giovanili.
Voi che ne pensate?