Si sa come il senso di appartenenza, o forse è meglio chiamarlo semplicemente amore, ci porta a compiere azioni che con la sola ragione non riusciremmo a spiegare. E’ così in tutti i campi della vita e il calcio non sfugge di certo a questa regola non scritta. Le difficoltà si superano con più vigore e Francesco Carucci, centrocampista classe 2007 della formazione Under 17 della Real Virtus (campionato Allievi Provinciali), ha illustrato alla perfezione lo stato dei fatti nell’ambiente di Passaggio di Bettona: “In questa stagione ci sono stati diversi ostacoli da affrontare – ha sottolineato – infortuni, ragazzi che sono andati via, un cambio di allenatore. Siamo una piccola realtà e magari superare situazioni del genere è anche più difficile rispetto ad altre piazze. Ma io gioco in questo club da 11 anni e l’impegno sarà massimo da qui alla fine per chiudere l’annata nel miglior modo possibile. Sento quasi il dovere di farlo proprio perché è la squadra del mio paese. Si soffre compatti per poi togliersi delle soddisfazioni che saranno (sono convinto) ancora maggiori”.
E la sensazione che tra prima squadra e tutte le formazioni giovanili ci sia un legame forte arriva anche dalle parole successive di Carucci: “La Juniores ha disputato un ottimo campionato e il prossimo anno non vedo l’ora di cimentarmi in questa nuova categoria con i miei compagni. Siamo un gruppo con buone qualità e anche nella prima fase di questo torneo lo abbiamo dimostrato. Poi ripeto le varie vicissitudini ci hanno penalizzato ma abbiamo valori importanti – ha commentato ancora Francesco -. Il nostro allenatore (Meschini ndr) è stato chiamato a guidare la prima squadra a torneo in corso e a maggior ragione adesso speriamo che possa ottenere la salvezza in Promozione. Chissà, un giorno mi piacerebbe giocare con la prima squadra della Real Virtus. Ripeto, rappresentare la realtà sportiva del paese in cui sei cresciuto è qualcosa che va al di là del semplice lato calcistico. E’ qualcosa di speciale”.
Speciale come l’idolo di Francesco Carucci: “Mi è sempre piaciuto Andrea Pirlo, un esempio sia in campo e sia per quello che riguarda il comportamento – ha affermato il classe 2007 – sempre corretto e mai autore di proteste plateali. Poi sono un centrocampista che sta davanti la difesa, mi auguro di avvicinarmi il più possibile alle sue caratteristiche”. Obiettivi e propositi ambiziosi, ma grazie al senso di appartenenza (ma sì, chiamiamolo amore) tutto diventa davvero possibile.
Roberto Minelli (Corriere dell’Umbria)